La grande scultura è firmata dall'autore Emanuele Caroni, nato a Roncate in provincia di Como nel 1826. Fu allievo di Vincenzo Vela a Milano e di Lorenzo Bartolini a Firenze. Combatté contro gli austriaci nelle Cinque Giornate di Milano. Stabilitosi a Firenze aprì uno studio e “da allora furono molte le opere da lui eseguite” (De Gubernatis, 1892). All'esposizione di Parigi del 1867 fu premiato con una medaglia d'oro, molte sue opere vennero replicate; la “Fede”venne esposta nel Cimitero di Trespiano. In questa statua di angelo, eseguita con molta grazia e ispirazione, mostra le influenze di Lorenzo Bartolini. Dal 12 Dicembre 1875 è Accademico corrispondente nella Classe degli Scultori (Atti di Collegio, 1888). All'esposizione italiana del 1861 espone “Schiava alla vendita”, statua in marmo.
Per quanto riguarda il personaggio sepolto non è stata reperita alcuna notizia.
Sul frontone posto sulla cima della struttura trapezioidale in pietra serena l'iscrizione è pressoché illeggibile a causa di un forte degrado caratterizzato nello specifico da erosione con conseguente polverizzazione e perdita di materiale. Si notano intorno alle aree polverizzate fenomeni di effluorescenza con presenza di sali sulla superficie.
La struttura si presenta, ad una prima analisi, fortemente inclinata in avanti fenomeno probabilmente dovuto alla diversa reazione ai cambiamenti termici e di umidità dei diversi materiali lapidei che compongono il manufatto (interno: laterizi, malta, esterno: blocchi di pietra serena).
Le lastre di rivestimento lavorate a bugnato presentano molte mancanze dovute all'esfoliazione della pietra, sui due scalini e sul basamento questo fenomeno è molto marcato e si notano rigonfiamenti causati dall'umidità di risalita.
Sugli scalini e nella zone di ristagno è consistente la presenza di muschi e di licheni. Dietro la scultura lo stipite in marmo bianco presenta un degrado differenziale, mentre le lastre costituenti la porta hanno ceduto scoprendo la struttura interna in laterizi.
La scultura dell'angelo presenta una patina biologica e croste nere nelle zone non soggette al dilavamento delle piogge meteoriche. Le altre aree risultano invece ruvide e porose con processi di carbonatazione e solfatazione piuttosto estesi.