Le pitture murali oggetto di restauro si trovano ubicate una all’interno della cupola raffigurante “San Pietro in gloria” e due nelle lunette laterali rispettivamente a sinistra “San Pietro liberato dalla prigione da un Angelo” e a destra “La chiamata di San Pietro”. Tali pitture eseguite con la tecnica del mezzo fresco con ritocchi a secco sono databili dal 1753 al 1764. L’attribuzione all’artista Giacinto Fabbroni (Prato 1711-Firenze 1783) è stata effettuata dal dottor Sandro Bellesi attraverso lo studio di cataloghi autografi.
Del primo impianto della Chiesa, di epoca medioevale, oggi non rimane alcuna traccia. L’aspetto attuale è il risultato di numerose ristrutturazioni avvenute principalmente tra il XVII e il XVIII secolo.
Palazzo Spinelli oltre a ripristinare lo stato conservativo di queste prime tre scene figurative di alto pregio, unendo le attività pratiche svolte all'interno dei vari corsi di formazioni, ha eseguito un' accurata indagine storico artistica e conservativa di tutti gli apparati decorativi murari presenti non solo nella Chiesa ma anche nell'attiguo Oratorio della Santissima Trinità anch'essa interessata da importati testimonianze pittoriche in parte celate al di sotto di uno strato di scialbo, oggetto di un prossimo intervento di restauro.
PRIMA FASE:
Preconsolidamento della pellicola pittorica: tramite l’applicazione di foglio di carta giapponese di idonea grammatura applicata con acqua deionizzata a pennello ed iniezioni a tergo delle scaglie di caseinato di ammonio.
Pulitura: dopo aver effettuato dei saggi per definire l’esatta metodologia di intervento si è intervenuti, con una leggera pulitura con acqua deionizzata previa interposizione di carta giapponese tamponata con spugne naturali e successiva rimozione della stessa. Laddove è risultato necessario si è proceduto con impacchi di carbonato d’ammonio, o bicarbonato sui colori a base rameica, supportato da pasta di cellulosa con tempi di contatto variabili e successiva rimozione e risciacquo con acqua satura.
SECONDA FASE:
L’operazione finale è consistita, previa rimozione di staffe ed elementi estranei alla muratura, nella stuccatura a livello di tutte le lesioni e mancanze con malte composte da grassello di calce e sabbia di fiume priva di sali e di granulometria idonea. Successivamente si è proceduto all’integrazione del tessuto pittorico tramite velature sensibilizzate alle cromie circostanti con pigmenti minerali, stabili alla calce, stemperati in acqua e legati da caseinato d’ammonio al 4%.
Amici del Borgo di Montebuoni
Palazzo Spinelli Group
Daniela Valentini- Restauratrice dei Beni Culturali
Fabrizio Iacopini-Restauratore dei Beni Culturali
Giulia Bartolomei- Tecnico del Restauro dei Beni Culturali